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IL LATO OSCURO DELLO SPORT: DOPING,UN KILLER SILENZIOSO.

Aggiornamento: 30 mar 2020


Ho già affrontato questo tema in articoli precedenti ma poiché è un fenomeno sempre più diffuso e silente, tratterò la stessa tematica sotto vari aspetti affinché si possa raggiungere consapevolezza.


Consapevolezza: la chiave mancante.


Spesso succede che ponendo il focus su qualcosa dimentichiamo tutto quello che c’è intorno, trasformando l’oggetto o la situazione sotto la nostra attenzione in un dilemma esistenziale o in ragion di vita quando basterebbe integrare una dose di consapevolezza per rimanere lucidi, scattanti ma diretti verso il risultato.


Quando siamo mossi da una motivazione forte con alle spalle una buona capacità di focus siamo in grado di raggiungere nuove vette sempre più alte.


Ciò è positivo, non tutti ne sono capaci, ma cosa succede quando il nostro desiderio è cosi potente da utilizzare dei mezzi che vanno ben oltre il buon senso, la correttezza e il rispetto?


Qualsiasi obiettivo perde valore nel momento in cui si utilizzano strade che conducono alla totale distruzione dell’etica, “il fine giustifica i mezzi” è un affermazione usata spesso nel modo più errato in assoluto, abusata per dare una giustificazione alle proprie azioni.


L’utilizzo del doping nello sport non ha nessun fattore positivo ma è indice di una totale mancanza di consapevolezza, di amor proprio, di un’alterazione dei valori.


Pur di vincere si perde di vista qual è il vero significato dello sport e dello sforzo e con essi la nobiltà che impregna il senso della competizione (che sia con se stessi o con altri atleti).





In particolare, cosa si intende quando nello sport si abusa de “il fine giustifica i mezzi” ?


Lo sport nasce innanzitutto come modo per raggiungere il benessere psicofisico, quindi la prima competizione quando si inizia a praticare uno sport è con se stessi: si cresce, si cambia, si superano i propri limiti.


Nel momento in cui il desiderio di vittoria supera qualsiasi nobile motivazione finendo con l’assumere sostanze dopanti, il vero significato dello sport viene a mancare: quando viene assunta una sostanza senza un reale bisogno ma per incrementare le proprie abilità, il rischio che si manifestino effetti collaterali è elevatissimo e ciò diventa controproducente.


Se sport = salute, assumendo doping —> lo sport = pericolo.


La fatica, il dolore, una maggiore frequenza di respiro ecc sono tutti fattori fisiologici protettivi, affinché l’essere umano capisca dov’è il proprio limite quando è sottoposto ad uno sforzo.


Ovviamente sono tutti migliorabili attraverso l’allenamento, ma nel momento in cui vengono annullati di punto in bianco con dei farmaci a cosa va incontro il corpo?


A situazioni deleterie, ovviamente, perché vengono a mancare tutti i segnali che indicano che il corpo è sotto pressione.


Non percependo quindi più dolore, il corpo supera le proprie possibilità di tolleranza dello sforzo mandando in tilt l’organismo.


Esempio: quando entri in un ascensore solitamente trovi un cartello che indica il numero massimo di persone o kg che quell’ascensore è in grado di trasportare.


Se si ignora quel segnale e le persone che salgono insieme superano il limite massimo, ovviamente l’ascensore non riuscirà a trasportare le persone e potrà anche precipitare perché il peso da sollevare è maggiore del peso che permette all’ascensore stesso di muoversi.


Ho già elencato gli effetti collaterali dei farmaci, in particolare degli steroidi anabolizzanti (se non hai ancora approfondito ti consiglio di farlo).


Oggi voglio soffermarmi sull’abuso di queste sostante dal punto di vista sociale/mediatico.


Partiamo dal presupposto che l’uso di doping è un fenomeno che sta prendendo sempre più piede tra gli sportivi in maniera del tutto incontrollata e ancora più grave è la sua diffusione silenziosa, nonostante migliaia di casi di sportivi positivi al doping o che sono morti improvvisamente.





Assumere o somministrare sostanze dopanti è una pratica illegale, punibile anche dal punto di vista giuridico (anche se la prima a punire chi assume queste sostanze è la propria salute).


La diffusione silenziosa (cioè un fenomeno che non crea nessun allarmismo sociale) permette la crescita esponenziale di questa crescita di massa (tanto quanto un batterio patogeno che si diffonde in tutto il corpo prima che si manifestino i sintomi).


Alla base di questa epidemia c’è:


- la pressione da parte dei media verso corpi marmorei, il valore come essere umano raggiungibile solo attraverso le vittorie e la fama di diventare il numero uno a tutti i costi pur di dimostrare la propria validità.


- La pressione da parte di sponsor che investono somme di denaro notevoli.


- La disinformazione totale e la mancanza del senso di responsabilità nel momento in cui si assumono farmaci senza una patologia alla base.


- La mancanza di amor proprio e buon senso.


Tutti questi fattori sommati danno pane per i denti a questo fenomeno di massa diffuso tra atleti professionisti e amatori.


Il dato più allarmante è proprio questo: l’uso sempre più frequente di queste sostanze tra giovani non professionisti (che si allenano per hobby o per divertimento).


Una vera e propria piaga.


Ed è grave quanto sia sottovalutato tutto questo, perché la maggior parte di chi decide e assume queste sostanze non ha idea di cosa sta facendo, non ha la minima idea di quanto gravi siano gli effetti collaterali, dunque il primo punto critico è la mancanza di informazione.


Discorso a parte è rivolto a coloro che non solo sono consapevoli degli effetti collaterali ma che decidono di affidare i propri risultati a queste sostanze per raggiungere una gloria fasulla, morire per sembrare qualcosa che in realtà è finto.


Forse la poca importanza da parte della società verso questo fenomeno è dovuta al fatto che è qualcosa che si sceglie? O perché di base c’è un business economico?


L’economia farà sempre parte dell’espansione di questa piaga.


Gli atleti saranno sempre tentati nel fare uso di queste sostanze pur di vincere perché le motivazioni alla base vanno ben oltre il “semplice” diventare il numero 1 ma ciò non è una giustifica: nel momento in cui c’è lucidità e capacità di intendere e di volere, siamo i totali responsabili delle nostre azioni e l’agenziale mondiale antidoping WADA (di cui parlerò in un altro articolo) rappresenta un valido sostegno.





Entrano in gioco molti fattori, la psiche umana è molto più complessa di quanto si pensi.


È la stessa pressa mediatica che spinge le persone a mangiare (il 95% dei prodotti nel super mercato sono cibi ipercalorici) attraverso il marketing e le pubblicità invitanti.


Con lucidità e fermezza potremmo fermare questo inquinamento etico.


Riflettici.


Teresa Porcelli

Fitness Coach XWOMAN e studentessa di Farmacia.

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